Introduzione
Il Collegio di Clinica Psicoanalitica-Onlus (da qui in poi “CCP”) si adopera per essere un’organizzazione sicura per tutti coloro che lo frequentano e, in particolare, per i minori (bambine, bambini e adolescenti). Lo staff del CCP comprende professionisti altamente specializzati in discipline che si occupano del trauma nei suoi vari aspetti e da diverse prospettive (psicoanalisti, psicologi, psichiatri, neuropsichiatri infantili, pedagoghi, ecc.) ed è formato a riconoscere i segni di violenza o abuso non solo sul piano fisico, ma in particolare su quello psichico, così come delineati nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo (UNCRC), firmata nel 1989.L’articolo 19 di tale Convenzione, infatti, prevede che I bambini debbano essere protetti contro “ogni forma di violenza, di oltraggio o di brutalità fisiche o mentali, di abbandono o di negligenza, di maltrattamenti o di sfruttamento, compresa la violenza sessuale, per tutto il tempo in cui è affidato all’uno o all’altro, o a entrambi, i genitori, al suo tutore legale (o tutori legali), oppure a ogni altra persona che abbia il suo affidamento”.
Più tardi, nel 1999, il Consultation on Child Abuse Prevention dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha disegnato una definizione simile: “L’abuso o il maltrattamento di bambini o adolescenti è costituito da tutte le forme di maltrattamento fisico e/o emotive, abuso sessuale, trascuratezza o trattamento negligente o sfruttamento, commerciale e non, che producano effettivi o potenziali danni alla salute, alla sopravvivenza, allo sviluppo o alla dignità del bambino nel contest di una relazione di responsabilità, fiducia o potere”.
Con questa premessa, la politica per la protezione e tutela dei minori è rivolta a tutto lo staff: a curanti e membri del Collegio di Clinica Psicoanalitica in primis, oltre che a consulenti, volontari, stagisti, tirocinanti e personale amministrativo, e copre tutti gli interventi della Onlus. Tutti i soggetti prima citati devono sempre dimostrare i più alti standard di comportamento nei confronti di bambine/i e adolescenti. Tali standard sono garantiti dalla formazione continua e da incontri settimanali di ordine organizzativo e formativo e dall’analisi personale di tutti gli operatori che si prendono cura in maniera più specifica delle situazioni correlate al trauma. Tali standard sono così garantiti nella pratica professionale del personale e di chiunque altro svolga attività all’interno del CCP, e sono anche presupposti nella vita extra-lavorativa.
Il CCP si impegna ad assicurare che tutto il suo staff (compresi volontari, tirocinanti e stagisti) e il personale di organizzazioni Partner con cui collabora:
– siano consapevoli e adeguatamente informati delle problematiche legate all’abuso, allo sfruttamento sessuale, alla violenza fisica e dei rischi per i minori ad esse connessi. I minori stessi e le loro famiglie verranno messi a conoscenza, nelle modalità più appropriate, delle regole di condotta che possono aspettarsi dal personale;
– riducano al minimo i rischi, al fine di prevenire eventuali danni sui minori: così da garantire un ambiente in cui i diritti dei minori siano sempre tutelati e l’interesse superiore dei bambini sia una considerazione preminente (UNCRC, art. 3.);
– siano consapevoli dei casi nei quali è necessario segnalare un sospetto di possibile abuso, e delle conseguenti azioni da intraprendere.
Il CCP si impegna inoltre ad assicurare un intervento efficace in risposta ad ogni segnalazione di abuso o maltrattamento supportando, tutelando e proteggendo il minore coinvolto.
Il Responsabile Istituzionale e gli Organi Direttivi sono incaricati di sorvegliare sul rispetto delle regole che disciplinano le attività del CCP, sia da parte di ciascun membro dello staff, sia di chiunque, a qualunque titolo, la frequenti.
Ogni membro dello staff è personalmente implicato nella tutela della salute fisica e psichica di tutti i minori con i quali venga a contatto. Il personale dello staff, inoltre, potrà avvalersi di uno spazio all’interno del lavoro collegiale settimanale, a richiesta, per ricevere il necessario supporto di fronte a casi problematici o a rischio in ordine alla protezione dei minori.
Affinché un minore possa frequentare/essere preso in carico presso il Centro, la Segreteria deve acquisire l’apposito modulo di consenso informato, firmato dai genitori o tutori legali.
Obiettivi della Policy
– accogliere chiunque ne faccia richiesta, in particolar modo i minori che possano essere stati oggetto di violenza o maltrattamento, in modo che sia assicurato l’ascolto di ognuno in un ambiente sicuro che garantisca il rispetto degli aspetti più privati;
– rendere i minori consapevoli per sviluppare un ruolo attivo nella propria protezione e in quella dei propri pari;
– sostenere tutti coloro che lavorano a contatto con i bambini e i ragazzi ad agire nell’interesse del loro sviluppo e della loro protezione;
– attivare canali di ascolto sicuri e trasparenti che garantiscano a tutti gli interlocutori un ascolto personale;
– informare le bambine, i bambini e i ragazzi, caso per caso, sulla politica di protezione dell’infanzia in relazione alla loro struttura e al loro sviluppo.
Ambito di applicazione
La presente Policy si applica:
– ai membri del Collegio;
– a consultanti, curanti, sostenitori, praticanti, medici, volontari e non, e chiunque si trovi a prestare la propria opera nel CCP;
– al personale ed ai rappresentanti di soggetti partner e a qualunque altro individuo, gruppo o organizzazione che abbia relazioni con il CCP che implichino contatti diretti con minori o adulti vulnerabili.
Definizioni
Di seguito le definizioni tenute in considerazione per l’applicazione della presente Policy. A tal fine, il CCP ricorre alla terminologia utilizzata dalla maggior parte delle Agenzie Internazionali, le Nazioni Unite, l’Unione Europea, il Consiglio d’Europa e altre organizzazioni che si occupano di protezione dell’infanzia e dell’adolescenza.
Con violenza si intende qualsivoglia comportamento non fortuito posto in essere da genitori, tutori, altri adulti, adolescenti o bambini, a cui consegue un pregiudizio potenziale o reale per la salute, lo sviluppo o la dignità del bambino o dell’adolescente. Tali comportamenti possono essere intenzionali o non intenzionali e comprendono sia atti omissivi (es. negligenza), sia atti commissivi (es. abuso). All’interno di questa vasta definizione si possono individuare alcune principali categorie di maltrattamento:
– Con maltrattamento infantile si intende un qualsiasi atto deliberatamente posto in essere da un genitore o da un soggetto con una posizione di potere, responsabilità e fiducia nei confronti del bambino o del ragazzo e che possa procurare un danno potenziale o reale alla sua sicurezza, al suo benessere, alla sua dignità e al suo sviluppo. Esso ricomprende tutte le forme di pregiudizio fisico e psicologico, accomunate da un abuso di potere e dal tradimento della fiducia del bambino da parte dell’adulto.
– Con maltrattamento fisico si intende qualsiasi condotta che arrechi danno fisico reale o potenziale a un bambino o ad un adolescente e che viene realizzata da un adulto o da un coetaneo (bullismo).
– Con abuso sessuale si intende il coinvolgimento, come oggetto di godimento, di un bambino o di un adolescente in attività sessuali, con o senza contatto fisico, da parte di un adulto o di un coetaneo.
– Con maltrattamento psichico intendiamo un comportamento ripetuto nel tempo che pregiudica lo sviluppo affettivo, cognitivo e relazionale del bambino o dell’adolescente e la sua percezione di sé. In particolare, il maltrattamento psichico si realizza attraverso la sottrazione al bambino e all’adolescente della possibilità di manifestare attraverso la parola la propria condizione di disagio, turbamento, angoscia, indicatori questi delle condizioni soggettive del trauma.
– Con trascuratezza o negligenza si intende l’inadeguata attenzione rispetto ai bisogni materiali ed emotivi del bambino o dell’adolescente, da parte dei genitori o di chi ha il compito di prendersene cura, pur disponendo dei mezzi. La fattispecie ricomprende l’incapacità di proteggere il bambino o l’adolescente da potenziali pericoli e di garantire e tutelare i suoi bisogni primari quali le cure mediche, l’istruzione e una crescita emotiva adeguata, spesso fino al punto di esporlo ad un pregiudizio fisico ed emotivo.
– Con sfruttamento si intende l’utilizzo del bambino, della bambina o dell’adolescente per il vantaggio, il godimento o il profitto di soggetti terzi. Tali attività espongono il bambino ad un trattamento ingiusto, crudele e pericoloso e comportano pregiudizio per il suo sviluppo emotivo, sociale, morale e per la sua salute psico-fisica.
– Con sfruttamento sessuale si intende una qualunque attività in cui un soggetto si approfitti della sua posizione di potere nei confronti di un bambino o di un adolescente, della fiducia e della condizione di vulnerabilità di questo per scopi sessuali e per il ricavo di profitti economici, sociali o politici. Il bambino viene quindi sfruttato sia come oggetto sessuale, sia come oggetto commerciale.
– Con sfruttamento economico si fa riferimento all’impiego di un bambino o di un adolescente in attività lavorative particolarmente rischiose e tali da comprometterne il benessere psico-fisico e da pregiudicarne il diritto all’istruzione, alla salute e la possibilità di fare legami. Lo sfruttamento economico implica il ricavo di profitti per la produzione, la distribuzione e il consumo di beni e servizi producendo un impatto sull’economica di una determinata unità, sia questa lo Stato, la comunità o la famiglia.
– Con danno si intende le conseguenze dello sfruttamento, violenza, maltrattamento e trascuratezza nei confronti dei bambini e degli adolescenti e lesive del loro sviluppo psico-fisico, affettivo e comportamentale, della loro salute, dei legami sociali e familiari, del loro diritto all’educazione e delle loro aspirazioni.
– Con violenza assistita si intende ogni situazione nella quale un minorenne assiste, direttamente o indirettamente, o percepisce gli effetti di atti di violenza compiuti su figure di riferimento per lui o lei affettivamente significative.
Reclutamento del personale
Il reclutamento del personale è subordinato all’accettazione di una formazione continua che ha come principale momento l’analisi personale, in corso o incipiente, e come parte integrante la pratica di supervisione dei casi, la partecipazione ad incontri settimanali di ordine epistemico-clinico, la partecipazione a Cartel di studio.
Tale modalità di reclutamento, che riguarda anche tirocinanti e stagisti, garantisce la sensibilizzazione, la prevenzione e la formazione necessarie per l’esercizio della tutela nei confronti dei minori.
Sensibilizzazione e formazione
All’inizio di ogni nuovo rapporto di collaborazione, il CCP fornisce tutte le informazioni affinché il personale possa avere una definizione comune e condivisa di ciò che costituisce una forma o manifestazione di abuso, sfruttamento, violenza e abbandono nei confronti dei minorenni. È importante che il personale, inteso in senso lato, sia a conoscenza di situazioni che presentano rischi e sia in grado di gestirli. Tutto il personale del CCP deve firmare per accettazione la presente Policy.
IL CCP si impegna ad assicurare supporto, supervisione e controllo, nonché consulenze periodiche con specialisti di rilevanza internazionale dell’EPFCL (École de Psychanalyse des Forums du Champ lacanien).
Per ogni nuovo membro del personale, il CCP si occuperà di erogare una formazione ad hoc, articolata in alcune componenti essenziali, come più sopra evidenziato: 1) formazione continua; 2) analisi personale; 3) supervisione dei casi; 4) partecipazione ad incontri settimanali di ordine epistemico-clinico; 5) partecipazione a Cartel di studio; 6) accurata acquisizione degli elementi fondamentali della presente Policy.
L’attività di sensibilizzazione finalizzata alla protezione dei bambini, delle bambine e degli adolescenti si inquadra dunque nell’impegno del CCP nelle seguenti azioni:
– Consapevolezza: garantire che il personale nel suo insieme sia consapevole dei fenomeni di maltrattamento, trascuratezza e sfruttamento dei bambini e degli adolescenti e dei potenziali rischi ad essi connessi;
– Prevenzione e cura: garantire la riduzione del rischio attraverso la diffusione delle buone pratiche, e sostenere una cura dedicata e rispettosa di tutte le informazioni di cui ognuno sarà messo a conoscenza;
– Segnalazione: garantire che le persone coinvolte nei progetti e nelle attività del CCP abbiano chiare le misure da adottare e rilevino prontamente potenziali situazioni di pericolo per i bambini e gli adolescenti.
Roma, 11 ottobre 2018